Le canne da passata più usate - e ci riferiamo sempre a canne fisse o bolognesi in fibra di carbonio - hanno una lunghezza che può variare da 5 a 9 metri. Una canna da 5 metri, in cinque pezzi, pesa circa 100 grammi, con un diametro alla base di circa 20 millimetri; una canna da 6 metri, in sei pezzi, 140 grammi e 22 millimetri di sezione; una canna da 7 metri, in sette pezzi, 220 grammi 25 millimetri; una canna da 8 metri, in otto pezzi, 290 grammi e 27 millimetri; una canna da nove metri, in nove pezzi, pesa 400 grammi con un diametro di base di 29 millimetri. Anche se esistono modelli lunghi solo 4,50 metri, le misure più comunemente usate per le canne bolognesi vanno dai cinque metri fino massimo di otto, ma queste ultime sono da usarsi soltanto in presenza di alti fondali. A livello agonistico queste misure vengono esasperate: si possono vedere a volte garisti che maneggiano agevolmente canne lunghe anche 12 metri, le quali, grazie ai lanci lunghi che permettono, rendendo possibile la pesca anche nelle zone del fiume più lontane dalla riva dalla quale si opera.
Categoria: Canne
Robustezza e fragilità
Le canne al carbonio sono robuste e studiate per resistere a forti sollecitazioni, ma non infrangibili. Specialmente negli ultimi tre pezzi, che sono i più sottili, si possono verificare delle rotture, sia per un lancio maldestro e violento, sia per aver maneggiato quella parte della canna in maniera sbagliata. Se la rottura non è in senso verticale, bisogna tentare di salvare la giornata di pesca senza tornare a casa per effettuare la riparazione. C'è modo di riparare il danno sul posto, sia che si tratti di una canna fissa o di una bolognese, anche se in questo caso la presenza degli a anelli rende l'operazione un tantino più complessa. Per la canna fissa, si sfila dalla base, togliendo il tappo, il pezzo rotto: poi si inserisce il troncone spezzato più lungo e sottile nel troncone spezzato di maggiore diametro e si infila di nuovo il tutto al suo posto nella canna. Funzionerà perfettamente, anche se la canna risulterà in questo modo più corto di una quindicina di centimetri. Per la bolognese bisogna rimuovere temporaneamente gli anelli, e poi inserire il pezzo rotto a minor sezione dentro quello più grande, che grazia alla sua conicità aderirà perfettamente, come nella canna fissa. Naturalmente, finita la giornata di pesca, bisognerà comunque sostituire il pezzo danneggiato con uno nuovo.
Elasticità e rigidità
Le canne da passata, sia quelle fisse sia quelle bolognesi, si possono distinguere in due categorie secondo i loro tipi di azione, cioè di risposta alle sollecitazioni: azione morbida o parabolica, in cui la canna lavora in tutta la sua lunghezza, esclusa l'impugnatura, e l'azione rigida, in cui canna svolge la sua funzione di ammortizzare le sollecitazioni del pesce e del lancio soltanto nei segmenti terminali, di punta. Il maggior pregio della canna ad azione morbida è la sua possibilità di lanciare pesi piccoli a distanze accettabili. Risponde inoltre ottimamente alle sollecitazioni di un pesce allamato, anche se di grandi dimensioni. La sua sensibilità e quindi accentuata. Un difetto, invece, è notevole ritardo rispetto le canne più rigide nella ferrata, per cui, se non si reagisce con un buon anticipo alla boccata, è facile perdere il pesce appena catturato. La canna ad azione rigida è caratterizzata da un'estrema rapidità di reazione - si dice infatti che le canne rigide sono "nervose" - che consente una ferrata più immediata e precisa. Per contro non si presta particolarmente, perché manca appunto di elasticità, a stancare un'eventuale grossa preda è, proprio perché rigida, può creare qualche difficoltà durante il lancio, fase in cui è fondamentale l'elasticità.
Intrecci di fibre
Un procedimento usato per produrre canne al carbonio è attualmente quello che si basa sull'impiego di fibre unidirezionali disposti a fasce parallele e sovrapposte le una alle altre. Ne consegue che gli strati possono essere orientati in qualsiasi direzione, e questo consente di sommare strati resistenti a trazione e compressione ad altre resistenti allo schiacciamento e alla torsione. In questo modo si ottengono doti di maggiore compattezza e uniformità del materiale che ingloba le fibre in una matrice usando solo un quantitativo minimo di resina. Con questo procedimento, gli strati di carbonio ad alto modulo, disposti in senso longitudinale, vengono sommati agli strati di fibre trasversali, che possono essere in kevlar o sempre in carbonio. In questo modo si ha la resa massima, data dalle caratteristiche delle diverse fasce incrociate. I materiali composti trovano un impiego in molti altri campi, dalla vela alla formula uno all'industria aerospaziale.
I principi costruttivi
In una moderna canna da passata al carbonio, fissa o bolognese, il procedimento di base costruttivo consiste nell'avvolgere intorno un mandrino metallico intessuto in fibra precedentemente impregnato di resina. Questo tessuto viene poi ricoperto con un nastro termoretraibile che esercita la pressione necessaria all'uniforme distribuzione della resina nelle fibre durante la fase di polimerizzazione. Il procedimento avviene in particolari forme dov'era resina liquida incomincia gradualmente a indurirsi fino alla completa cottura. Dopo il raffreddamento, i segmenti tubolari vengono liberati dal mandrino e avviati ai processi di finitura: taglio, rettifica, decorazione, serigrafica, verniciatura. Il tessuto che fornisce durante la lavorazione buone garanzie di omogeneità, in quanto si presenta come un foglio compatto senza pericoli di crepe o fenditure, può essere composto di fibre di diversa natura. Tra tutti i materiali sottoposti a sperimentazione, la fibra di carbonio finora è risultata la soluzione più valida, insostituibile per le sue caratteristiche di leggerezza e robustezza. Sulla base di questo procedimento comune, i diversi costruttori impiegano modi differenti per disporre le fibre. Si creano così sul corpo delle canne grandi disegni diversi che possono essere a nido d'ape, circolari, a fibre parallele o a fibre incrociate.
Come si acquista una canna
Le offerte del mercato sono davvero numerose e spesso allettanti; quanto ai prezzi, si va da quelli accessibili a quelli decisamente rilevanti, dal momento che sono somme che possono superare i mille euro. In questi casi il negoziante può essere di aiuto: i suoi consigli possono essere preziosi, anche perché è certamente aggiornato sulle ultime novità presenti sul mercato. Attenzione, però, a non dimenticare mai quelle che sono le vere esigenze di chi pesca. Va detto inoltre che non è certo facile riconoscere i pregi e i difetti di una canna senza provarla in azione. Esistono comunque alcuni criteri che sono generalmente validi quando si sceglie una canna.
Quale azione si vuole
Innanzitutto, si deve aver ben chiaro se si cerca una canna che abbia zone morbida, cioè ripartita abbastanza uniformemente, oppure una più rigida, concentrata sulla punta, per un migliore controllo della direzione del lancio e del pesce. Questo vale sia per le canne fisse sia per le bolognesi.
Valutare la robustezza
Per verificare la robustezza, basta stringere con forza la canna con una mano nei vari punti, per controllare che la resistenza del materiale sia omogenea e non presenti cedimenti: se ciò si verifica in qui punti prima o poi si creerà una rottura.
La bilanciatura
Il confronto fra due canne della stessa lunghezza e azione non può limitarsi a una valutazione della differenza di peso, ma dovrebbe spingersi alla verifica della bilanciatura.
Ponendo in equilibrio ogni canna su un appoggio, si può facilmente individuare il baricentro (punto di bilanciamento). La canna meglio bilanciata, e quindi più agevole da utilizzare, sarà quella che avrà il baricentro più prossimo all'impugnatura.
L'andamento rettilineo
Altro accorgimento: distendere sempre completamente la canna per verificarne l'andamento perfettamente rettilineo, qualsiasi curvatura cela problemi che sono causa di un'azione negativa.
L'orizzontalità
Infine, dove aver provato qualche finto lancio, per un ulteriore confronto fra due canne, le si appoggino a terra. Poi tenendole per l'impugnatura, si sollevino le canne e si osservi quale di esse presenta un profilo più vicino a un ipotetico piano orizzontale (in pratica quale di esse si "abbassa di meno" con la sua vetta verso il suolo): sarà questa la canna migliore.
Ministoria dei materiali
All'inizio del secolo le canne erano in bambù, pesantissime, e richiedevano al pescatore un braccio d'acciaio. Poi, negli anni '50 comparvero le canne telescopiche in conolon: materiale sintetico robusto ma ancora pesante con cui si realizzarono canne via via più leggere e resistenti. Seguì la fibra di vetro, spesso abbinata al conolon: le parti della canna a sezione maggiore erano di conolon, quelle più sottili e il cimino in fibra di vetro. Sembrava che non ci potesse essere niente di meglio fino alla comparsa negli anni '80 delle canne in fibra di carbonio che rivoluzionarono il peso e il rapporto tra rigidità ed elasticità. La tecnica di trattamento del carbonio si è quindi ulteriormente evoluta e il carbonio è stato lavorato con intrecci lamellari, a nido d'ape, a strati, e con intrecci incrociati che riducono ulteriormente le sezioni e il peso delle canne, pur mantenendone la robustezza ed elasticità. Attualmente al carbonio si sono affiancati altri materiali come il baron, il kevlar, il titanio, il litio, l'amorphous e la fibra di ceramica. Il carbonio è comunque sempre presente, non è più solo, perché viene mescolato con le suddette fibre. La fusione e l'assemblaggio di questi materiali la cui distribuzione sul corpo della canna viene ormai studiata e progettata esclusivamente al computer, hanno permesso la creazione di canne sempre più sofisticate.
Canne per lo spinning
Le canne per la pesca a cucchiaino e i suoi derivati, detta spinning, possono essere suddivisi in quattro grandi categorie:
- ad azione lenta
- ad azione di punta (media)
- ad azione veloce
- ad azione velocissima
Le canne per lo spinning ad azione lenta sono quelle che si incurvano per tutta la lunghezza - consentono lanci precisi e un ottimo effetto coadiuvante nel recupero del pesce. È semmai nella ferrata che sono per l'appunto "lente" - non trasmettono alla lenza e dunque all'amo quella prontezza di riflessi che può essere necessaria.
L' azione di punta è propria di canne più potenti in quanto più rigide; il controllo nella fase di lancio è ottimo, e la ferrata veloce. Sono canne che coadiuvano meno il pescatore: cioè, non permettono errori.
A maggior ragione, la canna ad azione veloce esige grande esperienza in fase di lancio e la massima attenzione nella fase di recupero - è una canna nella quale si spiega soltanto un terzo circa del cimino e non ha quindi grande sensibilità. Risulta particolarmente utile nella pesca in acqua ferma con esche artificiali galleggianti tipo minnow dov'è indispensabili grande rapidità di ferrata.
Infine, la canna ad azione velocissima ha il cimino che si piega solo per circa un quarto: utili per lanci molto lunghi ma poi non hanno affatto sensibilità. Vengono dunque impiegate soprattutto dagli specialisti in gare di lancio.
Sceglieremo la lunghezza della canna da spinning a seconda dell'ambiente in cui desideriamo pescare: in un torrente angusto opteremo per una cannetta sui 2 m, mentre nell'ampio fiume, nelle lanche, nei laghi andrà bene una lunghezza sui 2,50 metri. E' consigliabile scegliere canne ad innesto, di due o tre segmenti. Per lo spinning ne esistono anche del tipo telescopico, certo più agevoli da trasportare - ma anche meno precise e sicure nell'azione.
Canne per la pesca a fondo
Le prede, quando si esercita questo genere di pesca, sono di solito buona mole e combattive: basti pensare alla carpa o all'anguilla.
Occorreranno allora canne robuste che consentano se necessario lanci lunghi, e che coadiuvino bene il pescatore nelle spesso combattute azioni di recupero.
Quindi, canne con una buona azione di punta, preferendo canne in fibra di vetro o carbonio (seconda delle disponibilità economiche), comunque piene, del tipo a innesti con anelli. La misura andrà da 2,5 a 4 metri. E' consigliabile iniziare con una canna sui 3 metri. Scegliamola con l'impugnatura in sughero e la placca per il mulinello sufficientemente alta da permettere buoni lanci a due mani.
Canne per la passata
Può essere con o senza anelli - la canna senza anelli è quella da impiegare senza mulinello, ed è comunemente detta canna fissa.
Se la canna con anelli e mulinello ci permette di lanciare l'esca assai lontano dal punto in cui ci troviamo, la canna fissa permetterà all'esca di arrivare a una distanza più o meno pari alla lunghezza della canna stessa più quella del filo. Questo genere di canna è di agevole impiego soprattutto nell'azione di recupero della preda. In un passato neanche lontanissimo la canna fissa era un bambù o un lungo bastone alla cui punta si legava il filo. Oggi, la tecnica ci fornisce canne fisse di tutto rispetto, da quelle in fibra di vetro a quelle di carbonio. Le moderne canne fisse sono o telescopiche o ad innesti.
Quelle telescopiche hanno pezzi o segmenti che rientrano uno dentro l'altro fino a costruire un tutt' uno, con un tappo di gomma che chiude il fondo dell'estremità più grossa. L'estremità in alto, la più sottile, è il "cimitero" a cui si lega il filo o lenza.
Le canne a innesti sono composte da segmenti tra loro staccati che si inseriscono l'uno nell'altro mediante ghiere. Molto meno diffuse delle canne telescopiche, si usano soprattutto nelle competizioni dove si ricorre ad azioni particolari.
Le canne fisse per la pesca alla passata variano moltissimo quanto a lunghezza. Sceglieremo la lunghezza della nostra "fissa" in funzione della distanza alla quale siamo chiamati a gettare la lenza ed esca. Se peschiamo in un fiume molto ampio, o al lago, dovremo ricorrere a una fissa più lunga possibile. Una stessa marca di canna offrirà una gamma completa di lunghezze, che variano tra loro in genere di 50 centimetri.
Importante, nella canna fissa, è poi l'azione, cioè il modo che ha di reagire al pesce che ha abboccato. Non dimentichiamo che la canna è composta di diversi segmenti. Quelli che vanno dal più grosso sino al cimino o vetta, e il cimino stesso, possono avere maggiore o minore flessibilità o rigidità. L'azione della canna sarà dunque o rigida o flessibile.
Nell'ambito delle canne fisse troviamo la roubasienne. Corrisponde più o meno a una lunga verga ultrarigida, che non si piega. Le ferrate sono velocissime e sicure, non altrettanto il recupero della preda. Allora si munisce la canna di un elastico tra cimino e lenza, il quale agisce da ammortizzatore e permette anche di ricorrere a fili sottili giù fino allo 0,06. E' una canna per esperti e partecipanti a gare.
La canna con anelli guidafilo, utile sia per la pesca alla passata sia per la pesca a fondo, è detta bolognese, probabilmente a motivo della sua origine. Diversamente dalla canna fissa, la bolognese può essere munita di un mulinello, e questo consente di disporre di notevoli lunghezze di filo sia quando si deve gettare la lenza sia quando si deve giostrare con la preda.
In altre parole, si può fare arrivare anche assai lontano l'amo innescato, lanciandolo oppure - com'è classico nella passata - lasciando che il filo avvolto nella bobina del mulinello si dipani trascinando dal galleggiante e dall'esca che vanno con la corrente.
Inoltre, quando una preda di buona taglia si aggancia al nostro amo, spesso "chiede" filo - dobbiamo giostrare dando filo e recuperando poi ancora dando filo sino a stancare il pesce.
In questi casi è proprio l'azione della bolognese unita a quella di un mulinello dotato di buona frizione che ci permetterà di guadinare la preda.
Le bolognesi sono fabbricate con gli stessi materiali delle canne fisse, delle quali rappresentano una evoluzione... tecnologica. Anch'esse possono essere telescopiche (di nuovo le più diffuse) o a innesti.
Una bolognese classica è lunga 4-4,5 m, ma ogni buon pescatore sportivo capirà, con l'esperienza, quale sia la lunghezza che meglio si adatta a lui e al tipo di pesca in cui desidera impegnarsi. Consigliamo comunque di procurarsi inizialmente una canna delle dimensioni indicate.
La bolognese offre dunque il vantaggio di agire con il mulinello: così, l'azione di ammortizzamento agli strattoni della preda verrà agevolata proprio dalla frizione del mulinello che lasceremo leggermente allentata. Ad abboccata avvenuta, il pesce inizierà la sua lotta e quando eserciterà una forza superiore alla resistenza del filo impiegato, il mulinello farà slittare la frizione permettendo al filo di fuoriuscire dalla bobina evitando la rottura del finale.