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Il persico ha corpo ovale, piuttosto compresso ai lati, ma caratterizzato da una gibbosità dietro la testa, che si accentua negli individui più vecchi. Caratteristica è la bocca molto larga, con labbra membranose, che continuano sui lati della testa; le labbra sono fragilissime: se vengono lacerate da un amo molto sottile, permettono al persico allamato di riguadagnare la libertà. I denti sono piccoli e non dannosi per la lenza. La Taglia media del persico si aggira intorno ai 20-30 cm con un peso di 200-250 g. Gli esemplari maggiori possono arrivare a 50 cm e sfiorare i 2 kg. di peso. I suo corpo è rivestito di squame rugose e dentellate così radicate nella pelle che già alcune ore dopo la cattura è difficile eliminarle. Il dorso è bruno verdastro o bruno grigiastro, i fianchi sfumano nel giallo tendente al grigio e il ventre è biancastro. Caratteristiche principali sono le strisce o bande verticali nerastre dispose verticalmente sui fianchi in numero da 5 a 9.

NOME LATINO: Perca fluviatilis (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Percidae
ORDINE: Perciformes
NOME INGLESE: Perch

MORFOLOGIA: corpo di forma ovale, dorso arcuato e peduncolo caudale assai stretto; testa grossa e bocca terminale di grandi dimensioni; doppia pinna dorsale, la prima munita di raggi spinosi; colorazione del dorso verdastra percorsa da alcune fasce di tonalità più scura, bianco il ventre; pinne pettorali giallastre, pinne ventrali, anale e caudale di colore aranciato.
TAGLIA: 25 cm (300 g) a 4 anni; molto raramente arriva a 40-50 cm (1,5 kg).
DISTRIBUZIONE: Italia settentrionale e centrale, ma è stato immesso anche nelle acque del resto della penisola e delle isole.
HABITAT: ambiente lacustre litorale e fluviale a corrente molto debole; ha abitudini sedentarie e si riunisce spesso in gruppi, soprattutto in età giovanile.
ALIMENTAZIONE: invertebrati durante l'età giovanile, predatore di altri pesci da adulto.
RIPRODUZIONE: depone tra Aprile e la fine di Maggio, in relazione alla temperatura ambientale (predilige 14-15 °C); riproduce in acque basse con fitta vegetazione o con abbondante presenza di radici; le uova hanno un diametro di 2-2,5 mm e sono protette all'interno di lunghi nastri di muco che le femmine distendono tra i rami delle piante acquatiche; la schiusa si ha dopo 2-3 settimane; le larve misurano 5 mm e, riassorbito il sacco vitellino si riuniscono in grandi banchi nelle acque superficiali lungo le rive.
VAL. ECONOMICO: notevole.

Il corpo del pesce gatto ha forma poco slanciata. La testa è tozza, molto robusta e di forma cilindrica, con un'ampia bocca disposta trasversalmente e munita di molti denti di piccole dimensioni, conici e disposti sulle mascelle. Gli occhi sono minuti e collocati lateralmente. Dopo la testa, il corpo del pesce gatto diventa per un breve tratto più alto, ma subito si fa affusolato fino a raggiungere la coda. Le sue dimensioni medie sono di 25 cm; alcuni esemplari raggiungono eccezionalmente i 50 cm e il loro peso si aggira sul chilogrammo. La pelle del pesce gatto è priva di squame, leggermente viscida. La sua colorazione varia a seconda della sottospecie e dell'ambiente in cui vive. Solitamente è bruna nerastra con riflessi violacei. Nella parte superiore la tinta sfuma nel viola, verso il ventre diventa invece giallastra.

NOME LATINO: Ictalurus melas (Rafinesque 1820)
FAMIGLIA: Ictaluridae
ORDINE: Siluriformes
NOME INGLESE: Cat-fish

MORFOLOGIA: corpo allungato a sezione tonda nella porzione anteriore, compressa lateralmente nella parte posteriore; testa assai grossa ed appiattita con ampia bocca munita di 8 barbigli; primo raggio della pinna dorsale e delle due pettorali acuminato; pelle priva di scaglie, colorazione grigio-nera sul dorso e bianco-gialla sul ventre.
TAGLIA: raramente supera i 30 cm (250 g di peso).
DISTRIBUZIONE: specie introdotta dal Nord America; la sua presenza è limitata alla regione padano veneta.
HABITAT: lanche e piccole raccolte d'acqua con fondo melmoso, ma anche zone litorali di ambienti lacustri di dimensioni medie e grandi.
ALIMENTAZIONE: invertebrati bentonici, pesci e loro uova.
RIPRODUZIONE: depone in acque basse in Giugno-Luglio, alla temperatura di 18-20 °C; le uova sono custodite in una buca dal maschio; la schiusa si ha dopo 8 giorni ed i piccoli vengono accuditi dal maschio fino alla loro dispersione.
VAL. ECONOMICO: assai modesto.

Il vairone è un piccolo ciprinide dal corpo affusolato e compresso. La sua testa piuttosto breve e di forma tondeggiante e termina con una bocca piccola, tagliata obliquamente. Rispetto al corpo, le sue pinne sono grandi, soprattutto quella caudale, grazie alla quale il vairone si rivela un potente nuotatore. Il corpo e la pinna caudale di questo pesce hanno colorito scuro, con riflessi verdastri. Le altre pinne tendono invece decisamente al rosso. La pinna pettorale presenta di solito alla base una macchia arancione. Lungo i fianchi del vairone corre una fascia scura che va dall'occhio all'attaccatura della pinna caudale. Al di sotto di questa fascia, ne spicca un'altra più sottile e di colore arancione. Il vairone può raggiungere mediamente i 15 cm di lunghezza, mentre più rari sono gli esemplari che arrivano ai 20cm.

NOME LATINO: Telestes souffia muticellus (Risso 1826)
FAMIGLIA: Cyprinidae
ORDINE: Cypriniformes
NOMI DIALETTALI: Vairon, Strion (Piem.); Varun, Verù, Torlon (Lomb.); Varò, Brusolo, Fagon, Fregarola, Pessata, Strai (Ven.); Gulla (Lig.); Vairon (Emil.); Roione (Abr.)

MORFOLOGIA: forma del corpo affusolata; testa piccola con bocca piccola ed in posizione terminale inferiore; colorazione bruna sul dorso, grigia sui fianchi e bianca sul ventre, lateralmente corre una fascia scura inferiormente alla quale è presente un'altra sottile fascia arancione, una macchia arancione è presente alla base delle pinne pettorali.
TAGLIA: 15-20 cm, eccezionalmente 25 cm.
DISTRIBUZIONE: corsi d'acqua, ma anche zone litorali lacustri, delle regioni settentrionali (prevalentemente in Piemonte e Liguria) e centrali fino alla Campania.
HABITAT: ha abitudini gregarie e predilige acque limpide con fondo ghiaioso, ma è rinvenuto anche in acque stagnanti con fondali fangosi; nelle acque montane è stato ritrovato fino sul Monviso (2113 m s.l.m.).
ALIMENTAZIONE: invertebrati bentonici.
RIPRODUZIONE: ha luogo tra fine Aprile e Luglio (più tardi in montagna) in acque a corrente vivace presso la foce di immissari a lago, su fondali preferibilmente ghiaiosi. Le uova sono piccole e numerose. I riproduttori, dopo la deposizione migrano a valle. Le larve schiudono dopo 10-20 giorni e si portano in acque più calme per nutrirsi di organismi planctonici. L'accrescimento è rapido e la maturità sessuale è raggiunta a tre anni quando la lunghezza è di 10-12 cm.
VAL. ECONOMICO: nullo.
NOTE: sono noti ibridi con la scardola e con il cavedano.

Le caratteristiche somatiche generali della trota marmorata sono simili a quelle della capostipite trota fario. La testa è però un po' più robusta. La bocca è più ampia che nella fario ed è dotata di denti conici lievemente uncinati. La maggiore differenza con la fario si osserva però nella livrea della marmorata. Il dorso è grigio azzurro scuro, con riflessi argentei specialmente sui lati. Il ventre è chiaro e sfuma dal giallastro al bianco. Il nome di marmorata le deriva da disegni irregolari grigio verdastri, uniti a gruppi e senza soluzione di continuità, simili alle venature del marmo. Sulla pinna dorsale spiccano alcune macchioline nere.

NOME LATINO: Salmo trutta marmoratus (Cuvier 1817)
FAMIGLIA: Salmonidae
ORDINE: Salmoniformes

MORFOLOGIA: forma del corpo slanciata, più che nella fario; le altre particolarità morfologiche sono le stesse indicate per la forma di torrente e per la lacustre; la colorazione è il carattere comunemente usato per la sua identificazione; il dorso appare bruno dorato con macchie più scure che scendono ad interessare anche i fianchi; ventre grigio chiaro.
TAGLIA: 30-50 cm sino ad un massimo di 1 m.
DISTRIBUZIONE: corsi d'acqua della regione padana (Fiume Po e suoi affluenti).
HABITAT: acque correnti, limpide e ben ossigenate; abita il corso medio ed inferiore dei fiumi e si adatta anche all'ambiente lacustre; è in grado di compiere notevoli spostamenti lungo il corso dei fiumi
ALIMENTAZIONE: invertebrati acquatici e terrestri, pesci.
RIPRODUZIONE: come per la trota di torrente con la quale sono comunemente possibili ibridazioni.
VAL. ECONOMICO: elevato.

La trota di lago, che raggiunge le massime dimensioni fra tutti i salmonidi delle nostre acque interne, è simile nella sua conformazione a una trota fario. Ha però un corpo più allungato e cilindrico di quella. La testa è molto sviluppata in proporzione del resto del corpo. Il muso è ottuso e breve, la bocca ampia, la mascella potente. Gli occhi sono relativamente più grandi di quelli della fario. Le pinne hanno la stessa dislocazione che si osserva nelle altre trote, ma sono più robuste. Anche la coda è possente, col margine poco falcato, simile a quello della fario. La pinna adiposa è poco pronunciata. I colori sono il più evidente segno di distinzione della trota lacustre. Il dorso è di tinta variabile, ma la tonalità di base è grigiastra, con sfumature azzurre. Le parti inferiori hanno sempre riflessi argentei. Rade picchiettature o punteggiature nere minuscole sono sparse sul dorso, sulle pinne, sui fianchi e sul capo. Mancano le più evidenti maculazioni arancione o biancastre che sono tipiche della fario e dell'iridea. Le pinne sono grigiastre, quella dorsale è annerita alla base. Le squame sono disposte in file regolari; la linea mediana è ben visibile.

NOME LATINO: Salmo trutta lacustris (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Salmonidae
ORDINE: Salmoniformes
NOME INGLESE: Lake trout

MORFOLOGIA: forma del corpo slanciata, più tozza tuttavia rispetto alla forma di torrente, specialmente nei soggetti adulti; la morfologia è per il resto simile alla forma di torrente; colorazione blu-verde sul dorso, argentea sui fianchi e sul ventre, sono presenti piccolissime macchie scure sui fianchi, talvolta a forma di x.
TAGLIA: 40-50 cm, può tuttavia superare il metro di lunghezza ed i 15 kg di peso.
DISTRIBUZIONE: grandi laghi prealpini, sono state introdotte anche nei grandi laghi laziali.
HABITAT: acque pelagiche dei laghi e a profondità variabile in relazione alla stagione.
ALIMENTAZIONE: zooplancton, altri invertebrati acquatici e pesci.
RIPRODUZIONE: depone nel tardo autunno nei fiumi immissari dove i giovani rimangono per 2-3 anni prima di migrare nelle acque pelagiche del lago. La maturità sessuale è raggiunta in 4-7 anni. Per le altre caratteristiche riproduttive si faccia riferimento alla trota fario.
VAL. ECONOMICO: molto elevato.

Simile nell'aspetto della trota fario, l'iridea ha però corpo più slanciato, muso più tozzo e testa più piccola. L'apertura boccale è meno ampia e infatti il punto di giunzione delle mascelle non si trova posteriormente nell'orbita oculare, come nella fario, ma sotto la medesima, cioè più avanti. Infine, la coda più incisa e tutte le altre pinne hanno minor sviluppo. La livrea costituisce un inequivocabile elemento di distinzione tra la fario e l'iridea: in quest'ultima, infatti, è più vivace. Il dorso è generalmente grigio bluastro o blu verdastro, con i fianchi grigio argentei. Il ventre è bianco, qualche volta con toni giallastri. Tipica la fascia sui fianchi che parte dagli opercoli e arriva al peduncolo caudale seguendo la linea laterale, di tinta variabile appena accennata nei soggetti giovani, ma che diventa più intensa di tinta e più alta di posizione con l'avanzare dell'età.

NOME LATINO: Oncorhynchus mykiss
FAMIGLIA: Salmonidae
ORDINE: Salmoniformes
NOME INGLESE: Rainbow trout

MORFOLOGIA: forma del corpo slanciata e compressa lateralmente; bocca leggermente più piccola che nella trota di torrente; colorazione assai variabile, dorso verde bruno scuro con piccole macchie nere che sono presenti anche sulla pinna dorsale e sulla caudale; lungo i fianchi corre una fascia rosacea più o meno evidente, grigio il ventre.
TAGLIA: 30-35 cm sino ad un massimo di 50 cm.
DISTRIBUZIONE: specie introdotta dal Nord America. Le prime introduzioni avvennero nei laghi alpini del Moncenisio, di Lys, di Verney, nei laghi della Venezia Giulia. Poiché si presta è probabilmente presente su tutto il territorio italiano.
HABITAT: acque correnti e lacustri fresche e ben ossigenate con fondali sassosi. È più tollerante per quanto riguarda temperatura e la qualità dell'ambiente e sembra in grado di utilizzare una più ampia base alimentare rispetto alla trota di torrente.
ALIMENTAZIONE: invertebrati acquatici e terrestri, pesci.
RIPRODUZIONE: avviene all'inizio della primavera. In Italia la riproduzione naturale di questa specie è piuttosto rara. La gran parte dei soggetti presenti nelle acque italiane proviene da allevamento.
VAL. ECONOMICO: elevato.

La trota fario è un salmonide indigeno delle nostre acque montane. Il suo corpo è slanciato ed elegante, a sezione leggermente ovale e compressa ai lati. La testa, robusta ma non molto grande, è munita di ampia bocca. Negli esemplari adulti, la mascella inferiore è più lunga di quella superiore. I denti sono presenti in gran numero nelle mascelle e sul palato. La trota fario, come tutti i salmonidi, reca sul dorso due pinne; la prima è centrale,di media grandezza e sostenuta da raggi molli. La seconda, piccola e di maggior spessore, è arretrata verso la coda. La coda delle fario è ampia, adatta alla vita nell'acqua rapida. Proprio la coda rende possibile la distinzione tra trota fario, che ha il margine quasi dritto, e e trota iridea, in cui il margine è più inciso. Le altre pinne hanno uno sviluppo modesto. La trota può raggiungere i 4-5 kg.

NOME LATINO: Salmo trutta fario (forma di torrente) (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Salmonidae
ORDINE: Salmoniformes
NOME INGLESE: Brown trout

MORFOLOGIA: forma del corpo allungata e leggermente compressa lateralmente; testa robusta e bocca terminale grande munita di forti denti; colorazione molto variabile, dorso da bruno scuro in molti soggetti a quasi argenteo in altri, tipica tuttavia la presenza di piccole macchie nere, rosse e marrone o di altra sfumatura sui fianchi e sulla testa.
TAGLIA: 30-35 cm, sino ad un massimo di 50 cm in ambienti con una buona produttività.
DISTRIBUZIONE: nelle acque correnti di molte regioni italiane. È difficile dire quali popolazioni siano indigene e quali derivino da immissioni di materiale d'allevamento, spesso si origine transalpina o nord europea. Nell'Italia settentrionale sono anche presenti ibridi con la trota padana.
HABITAT: acque a corrente molto rapida, fresche, limpide e ben ossigenate con fondale roccioso, sassoso o ghiaioso.
ALIMENTAZIONE: invertebrati acquatici e terrestri, altri pesci.
RIPRODUZIONE: depone nel tardo autunno o all'inizio dell'inverno un numero modesto (1500-2000 per kg di femmina) di grosse uova (4-6 mm). La schiusa, con una temperatura ambientale di 10 °C ha luogo in 41 giorni. La maturità sessuale è raggiunta in un periodo variabile da 3 a 5 anni.
VAL. ECONOMICO: molto elevato.
NOTE: il nome di fario deriva dal tedesco "forelle".

Il triotto ha corpo relativamente slanciato e non molto compresso, piuttosto tozzo, con il dorso abbastanza arcuato che culmina verso il centro, dove sorge la pinna dorsale alta e sviluppata. La testa è piccola, con il muso corto e arrotondato. La bocca, dal taglio minuscolo, è leggermente rivolta in su, con il labbro superiore appena sporgente. Gli occhi sono abbastanza sviluppati e hanno iride gialla. La pinna caudale è sviluppata e incisa, con margini appuntiti. Anche la pinna anale è abbastanza lunga ed è inserita al termine di quella dorsale. Le pinne ventrali e le pettorali hanno modesto sviluppo. Rivestito di squame cicloidi abbastanza grandi e caduche, il corpo di questo piccolo pesce ha tinta azzurro grigia o bruno verdastra, con vivaci riflessi sul dorso, mentre i fianchi e il ventre sono argentei nei soggetti giovani, ma con sfumature vagamente giallastre o rossastre negli adulti. Questi sono anche caratterizzati da strisce longitudinali grigio brunastre, simili, ma meno marcate, a quelle del vairone. La pinna dorsale presenta tinta verde bruna, mentre le pinne inferiori sono grigie giallastre. Tutte le pinne sono talvolta lievemente rosate. La pelle è ricca di ghiandole mucose che la rendono viscida.

NOME LATINO: Rutilus rubilio (Bonaparte 1837)
FAMIGLIA: Cyprinidae
ORDINE: Cypriniformes
NOMI DIALETTALI: Triott, Vairon, Stria (Piem.); Trul, Triot, Strec (Lomb.); Pess zentil, Pessata, Faion (Trent.); Brussola, Aola bastarda, Brussolo (Ven.); Roviglione (Marc.); Lasca, Laschetta (Umb.); Rossella (Camp.)

MORFOLOGIA: forma del corpo allungata con curvatura ventrale piuttosto accentuata; testa piccola e muso arrotondato con bocca terminale; colorazione bruno-verdastra sul dorso, bianca sul ventre, lungo i fianchi è presente una linea scura. Le pinne pari e l'anale possono essere rossastre. La variabilità morfologica di questa specie è molto elevata in relazione alla distribuzione geografica ed anche alla possibilità, spesso verificata, di ibridazione con altri Ciprinidi
TAGLIA: 15 cm, 20 cm come taglia massima.
DISTRIBUZIONE: tutto il territorio italiano, tranne in Sicilia e Sardegna.
HABITAT: acque stagnanti o a corrente molto debole, ricche di vegetazione.
ALIMENTAZIONE: invertebrati di fondo, insetti, crostacei ed anche materiale vegetale.
RIPRODUZIONE: ha luogo tra Aprile e Giugno in acque basse e su fondale sabbioso o ghiaioso. I riproduttori sviluppano, in questo periodo, i "tubercoli nuziali" che si distribuiscono prevalente sul capo e sul dorso dei maschi. Le uova hanno dimensioni piccole (1 mm di diametro) e sono deposte in numero elevato. La schiusa avviene in 4-10 giorni, in relazione alla temperatura ambientale.
VAL. ECONOMICO: scarso.
NOTE: il triotto dei laghi di Comabbio e di Monate (Lombardia) è ritenuto ibrido con la scardola (Chiappi, 1902) o con l'alborella (Bellotti, 1904).

La tinca ha corpo ovale allungato, alquanto gibboso e massiccio, ma nel complesso caratterizzato da linee arrotondate, anche nelle pinne, che gli conferiscono una certa eleganza. Piuttosto grossa e robusta, la testa ha gli occhi con iride rossa, non molti grandi, ma mobili. La bocca è piccola, orlata di grosse labbra con ai lati di ognuna un breve barbiglio. La pinna dorsale breve ma alta coi bordi arrotondati, si trova arretrata dopo il culmine della modesta gobba. La coda e possente e abbastanza ampia, anch'essa con profili arrotondati e poco incisi. Sviluppata anche l'anale, in posizione ancora più arretrata rispetto alla dorsale. Di media dimensione sono tutte le altre pinne. Negli esemplari maschi le pinne ventrali sono più lunghe e hanno il primo raggio dentellato. La pelle della tinca è spessa e ricca di ghiandole mucose che la rendono viscida, rivestita di piccolissime squame profondamente infisse. La livrea ha generalmente colorazione verde scuro sul dorso, sfumata in toni più chiari e giallastri sui fianchi e bianco giallastra sul ventre. Questi sono i colori tipici delle tinche che vivono in acque limpide e profonde come quelle lacustri. La livrea può essere altrimenti bruno verdastra o verde oliva pallido, a seconda del tipo di acque, di fondale e di profondità in cui la tinca vive.

NOME LATINO: Tinca tinca (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Cyprinidae
ORDINE: Cypriniformes
NOME INGLESE: Tench

MORFOLOGIA: forma del corpo massiccia e leggermente compressa lateralmente nella parte posteriore; squamatura molto piccola e superficie corporea ricoperta di secrezione mucosa; bocca terminale con labbra carnose e munite di due barbigli; pinne brevi ed arrotondate, pinna caudale quasi priva di concavità; colorazione verde-bruna sul dorso, verde-gialla sui fianchi, gialla sul ventre.
TAGLIA: 25-30 cm, raramente raggiunge e supera i 50 cm (2 kg di peso).
DISTRIBUZIONE: in tutto il territorio italiano.
HABITAT: acque stagnanti o a corrente molto lenta, ricche di vegetazione acquatica e con fondo melmoso; è più attiva di notte e sverna affondata nel fango.
ALIMENTAZIONE: invertebrati di fondo, ma anche materiale vegetale e detrito di fondo.
RIPRODUZIONE: depone verso la fine della primavera (tra Maggio e Luglio) in acque basse ricche di vegetazione con temperatura di 19-20 °C; il numero delle uova è elevato (circa 600.000 per kg di femmina), ma il diametro è molto piccolo (0,8-1 mm). La deposizione avviene in più momenti nell'arco di circa 2 mesi. Le uova schiudono in 3-6 giorni e le larve possiedono organi adesivi e rimangono, fino al riassorbimento del sacco vitellino, attaccate alle piante acquatiche. La crescita è piuttosto lenta; la maturità sessuale è raggiunta a due anni dai maschi e a quattro dalle femmine.
VAL. ECONOMICO: buono.
NOTE: è oggetto di allevamento negli stagni, spesso insieme con le carpe.

L'aspetto del temolo ricorda quello di una savetta o di un lavarello. Il suo corpo è armonicamente affusolato e compresso e si eleva gradatamente sul dorso, arcuandosi; la parte inferiore ha un andamento rettilineo. Relativamente piccola è la testa, di forma affusolata. La bocca, situata in basso, è estremamente piccola, ornata di labbra dure, munita di sottili dentini aguzzi e collegata alle mascelle da una membrana assai fragile che è spesso causa di perdita del pesce allamato perché facilmente lacerabile. L'occhio, grande, ha l'iride del caratteristico colore verde, la pupilla dorata. le sue dimensioni medie non superano i 50 cm e raramente i temoli superano il chilogrammo di peso. Il corpo del temolo è ricoperto di squame di media grandezza; ha una tinto grigio verdastra sul doro, sfumante nel grigio argenteo sui lati e nel bianco argenteo inferiormente, con striature longitudinali e piccole macchie scure sui fianchi. La pinna dorsale ha riflessi purpurei o viola aranciati che diventano indeiscenti all'epoca degli amori. Questa pinna presenta anche macchie nere. Violacee sono invece le pinne anale e caudale; grigio rosate tutte le altre.

NOME LATINO: Thymallus thymallus (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Tymallidae
ORDINE: Salmoniformes
NOME INGLESE: Grayling

MORFOLOGIA: forma del corpo affusolata; bocca terminale piccola, munita di piccoli denti; pinna dorsale molto sviluppata; squame circolari grandi; colorazione grigio verde sul dorso ed argentea sui fianchi, ventre bianco; la pinna dorsale si presenta spesso, negli individui adulti, con strisce giallo verdi. Nel periodo riproduttivo la dorsale dei maschi diventa iridescente.
TAGLIA: 30 cm a 3-4 anni (250 g), raramente raggiunge e supera i 50 cm (1 kg) a circa 10-14 anni di età.
DISTRIBUZIONE: corsi d'acqua dell'Italia settentrionale.
HABITAT: acque fluviali molto limpide, ben ossigenate ed a corrente non troppo rapida con fondo sassoso e ghiaioso con presenza di buche profonde. Ha abitudini gregarie. È specie molto sensibile agli inquinamenti delle acque e non si presta ad essere allevata.
ALIMENTAZIONE: invertebrati di fondo, larve di insetti, vermi ed insetti aerei.
RIPRODUZIONE: avviene in primavera (Marzo - Maggio) e la deposizione ha luogo su fondali sabbiosi o ghiaiosi a circa 50 cm di profondità. La pinna dorsale del maschio si presenta spesso, in questo periodo, bordata di rosso. Le uova sono di media grandezza (3 mm) e deposte in numero compreso tra 2000 e 8000 per femmina; generalmente vengono ricoperte di sabbia dopo la deposizione. La schiusa avviene in 3-4 settimane. Il sacco vitellino è piuttosto piccolo e viene consumato in pochi giorni. L'accrescimento è rapido: dopo un anno misurano 10-12 cm. La maturità è raggiunta a tre anni
VAL. ECONOMICO: buono.
NOTE: il nome deriva da "thymus" (timo), perché le carni hanno il caratteristico aroma che ricorda questa pianta.